Origine e sviluppo di una città medievale: Château-Thierry

Château-Thierry costituisce un bell’esempio di piccola città medievale alle porte della Champagne. Se pure sono state consacrate a piccole città come questa analisi geografiche e storiche, rare sono quelle che gli archeologi hanno effettuato compulsando con sistematicità i dati forniti dagli ‘archivi del suolo’ mentre parallelamente procedevano a studiare gli edifici ancora in essere in tutte le loro componenti.

Il contesto archeologico favorevole di questa città partecipa chiaramente a tale dinamica di acquisizione e di rinnovamento delle fonti per la topografia storica e lo studio delle strutture del tessuto urbano. Così compresi, gli ‘archivi del suolo’, metodicamente esplorati e sfruttati, alimentano di materiali nuovi la riflessione e la problematica dello studio della storia urbana.

L’indagine si incentra principalmente sul periodo compreso fra l’VIII secolo, inizio della costituzione della contea di Vermandois, e il XVI secolo, quando la città afferma il suo statuto urbano diventando capoluogo di un ‘duché pairie’.

L’emergere di questo insediamento è intimamente legato alla creazione di un castello che domina la Marna. L’archeologia e le fonti scritte segnalano la costituzione precoce di una turris nel castrum fin dalla prima metà del X secolo, probabilmente in relazione con la volontà di stabilire un principato territoriale sotto il potere del conte di Vermandois. Solo i dati raccolti sul terreno testimoniano origini più antiche per questo sito, risalenti al V-VI secolo. Potrebbe trattarsi di un castrum  antico o di una residenza aristocratica dell’alto Medioevo.

L’evoluzione della fortificazione del castello dal XII al XV secolo nonché di alcuni elementi significativi della residenza aristocratica, come le cucine monumentali e i loro sistemi di approvvigionamento d’acqua (XI-XV secolo) rivelati dagli scavi, l’edificio conservato e i libretti di costruzione, mostrano la magnificenza e il prestigio del principe. Tale dinamica di evoluzione trova il suo parallelo, ma anche una certa originalità, nel manifestarsi del potere pubblico della città, attraverso la costruzione della cinta urbana, il controllo del ponte e il governo delle acque. Gli spazi religiosi e civili sono ugualmente studiati e forniscono nuovi elementi alla riflessione. A dispetto degli sconvolgimenti originati dall’urbanizzazione moderna e dalle guerre, numerosi siti inediti, anteriori al XVI secolo, sono stati riscoperti e studiati, come il mercato del grano  del XIII secolo, nel quartiere commerciale e artigianale di Saint-Crépin, sotto il dominio dell’Abbazia di Chézy. Il ruolo dei monasteri rurali nello sviluppo urbano è probabilmente da riconsiderare. L’organizzazione delle case di questo stesso quartiere, nel 1311, rivela l’esistenza fin dal XII secolo di una comunità ebraica tosafista extra muros. I dati ricavati dall’analisi del costruito e dall’ ‘archivio del suolo’ relativamente agli edifici privati del borgo fortificato restano troppo rari. Altri approcci sono stati tentati.  Il corpus delle 200 ‘salles basses’ inventariate informa sull’organizzazione del tessuto urbano e, indirettamente, sulla strutturazione interna dell’habitat, come mostra la tipologia formale delle volte medievali di queste sale sotterranee a vocazione artigianale, annesse alle case,  fino ad ora ignorate.

Un imponente patrimonio è così riscoperto: la sua rilettura permette di proporre una nuova storia della città. L’evoluzione del corso del fiume, il rifornimento  d’acqua, l’approvvigionamento di pietra sono alcuni dei punti importanti per i quali l’archeologia urbana si avvantaggia dei suoi stretti rapporti disciplinari con le scienze della natura ed, in modo particolare, con la geologia. Se pure l’archeologia fornisce un elemento di dinamismo nel dibattito, la problematica della storia della città e i suoi modi di approccio debbono essere moltiplicati ed estesi per acquisire nuovi dati. L’analisi del catasto, l’analisi archeologica del costruito o, ancora, l’indagine stratigrafica degli ‘archivi del suolo’, unite ad uno studio rigoroso delle fonti scritte e iconografiche appaiono come metodi imprescindibili per lo studio dei fenomeni urbani. Questi metodi non sono nuovi in sé, ma sono raramente utilizzati di concerto su una medesima area. La loro messa in opera congiunta riconduce ad un’unica disciplina : l’archeologia storica. Tale approccio scientifico, o almeno metodologico, suscita questioni complesse a cui l’archeologia storica è in grado di offrire risposte concrete.

Traduction : Beatrice Bettazzi (université de Bologne).